venerdì 16 dicembre 2011

"The Chef Of South Polar (Nankyoku Ryôrinin)"

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 THE CHEF OF SOUTH POLAR (2009)




Regista: Shûichi Okita

Attori: Kengo Kôra, Kosuke Toyohara, Masato Sakai

Paese: Giappone



Rispolveriamo la sezione commenti con il primo lungometraggio del giapponese Okita. Una commedia, la sua, alquanto atipica. O meglio, atipica per questa parte del globo, essendo in realtà una pellicola orientale assolutamente classica. Racconta la storia di 8 uomini chiamati a svolgere mansioni varie all'interno di una stazione situata al Polo Sud. Chiaramente deserta e avvolta da temperature proibitive, oltre che da distese immense di ghiaccio, la struttura diviene di fatto una casa in cui convivere e nella quale, di conseguenza, dividere tutto.


I tempi lenti sono la principale discriminante in termini e registici e narrativi. Per più di due ore la telecamera esplora gli interni della struttura, soffermandosi su personaggi alle prese con una convivenza quanto meno singolare. I protagonisti infatti sono tendenzialmente grotteschi e scatenano una comicità surreale che diviene poi colonna portante. I loro tratti distintivi si intrecciano in maniera sistematica generando parentesi e leggere idiosincrasie assai bizzarre, spesso tasselli di sequenze completate dalle sciocchezze che vedono “impegnati” a loro volta gli altri protagonisti. Stupenda a tal proposito la scena in cui Moto-san ripete ad oltranza “buongiorno” ad uno degli otto presentatosi tardi a tavola, pretendendo la stessa cortesia da lui, che al contrario si preoccupa solo di iniziare a mangiare come se niente fosse; il tutto mentre gli altri 6 mangiano e ridono incuranti.
I pranzi, in realtà, ricoprono un ruolo essenziale e ad occuparsene è il protagonista, Nishimura, cuoco della stazione. Considerevole, non a caso, è l'attenzione che la regia dedica, ora con inquadrature fisse ora con carrellate, ai preparativi culinari e ai pasti, tanto da rappresentare, questi ultimi, l'unica vera costante durante la visione, attorno alla quale poi ruota la vita dei protagonisti: giocano a baseball in un campo tracciato con del succo di frutta congelato, passano del tempo in una stanza adibita a bar, si divertono, si lasciano prendere dallo sconforto per la solitudine e la lontananza dai cari, discutono rincorrendosi per i corridoi ma alla fine si ritrovano sempre tutti a tavola, a ringraziare per il cibo e a mangiare i piatti eleganti e ricercati dello chef. La tavola infatti ospita almeno altre due tra le scene migliori della pellicola, come quella, deliziosa, del pianto del cuoco.


Tuttavia, nonostante riesca a raccontare un anno di vita dei suoi protagonisti affrontando con assoluta leggerezza e sempre con ironia aspetti classici della stessa, Okita non riesce ad evitare momenti meno riusciti o non particolarmente capaci di divertire, perdendosi in qualche lungaggine di troppo. Non tale da compromette la riuscita di quella che è una commedia scorrevole e senza pretese, intendiamoci, ma capace comunque di farsi sentire durante la visione.
L'unico fattore che potrebbe davvero compromettere l'apprezzamento della stessa è l'essere affamati; è infatti bene guardarla dopo un pranzo completo di tutte le portate esistenti.


2 commenti:

  1. sono a dieta,ma la guarderò lo stesso!
    ciao davide spettatore indisciplinato

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  2. @Anonimo
    A dieta, addirittura? Allora sarà un calvario ;)

    RispondiElimina

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