MILLENNIUM - UOMINI CHE ODIANO LE DONNE (2011)
Regista: David Fincher
Attori: Daniel Craig, Rooney Mara, Christopher Plummer
Paese: USA
Ad un regista come David Fincher non gli si può negare la capacità di dar ritmo alle sue pellicole. È una delle principali ragioni per le quali i suoi film difficilmente risultano poco digeribili, anche nel caso in cui nel complesso non convincano del tutto. Del resto è riuscito a rendere avvincente la storia di un nerd alle prese con beghe legali, la qual cosa è già sufficiente a renderlo difficile da criticare. Si è mostrato capace anche di cambi efficaci di registro, come quando ha affrontato quello che sulla carta è un thriller, “Zodiac”, rendendolo un film introspettivo dai ritmi decisamente più lenti rispetto a quelli ai quali ci aveva abituati.
La storia di un giornalista (Daniel Craig) alle prese, dopo aver diffamato un uomo d'affari, con quella che è probabilmente la fine della sua carriera, che viene ingaggiato per le sue doti investigative da un uomo tormentato da un omicidio irrisolto di 40 anni prima, dovrebbe quindi per Fincher esser facile da rendere quanto per chiunque fare due passi all'aperto. Se a ciò si aggiunge che l'altra protagonista della pellicola è una ragazza schiva, atipica, esteticamente esuberante e che di lavoro fa l'hacker, allora “Millennium” dovrebbe risultare riuscito ancor prima di cominciare. E invece, contro ogni aspettativa, no.
Che ci sia qualcosa che non va lo si avverte già durante i titoli di testa. Non si capisce se la produzione abbia deciso di accattivarsi lo spettatore con trovate modaiole, se Fincher abbia avuto voce in capitolo e sia stato assalito dalle sue origini professionali o se la presenza di Craig abbia confuso tutti facendo credere loro di star girando uno dei seguiti di James Bond, fatto sta che il videoclip che apre il film è davvero senza senso alcuno. Nei vari James Bond è un marchio di fabbrica, sì, ma è anche un prodotto diverso, che si presta infinitamente di più ad una trovata simile; aprire però così una pellicola ben più seriosa e realistica come “Millunnium” è tendenzialmente improponibile. Comunque sono pur sempre solo i titoli di testa, quindi si ascolta con pazienza per due minuti e mezzo la versione di Karen O di “Immigrant Song” dei Led Zeppelin, accompagnata da simpatiche immagini computerizzate, e poi finalmente comincia il film.
La mano di Fincher è evidente, in special modo nella parte iniziale. Come si scriveva il regista statunitense sa come dare ritmo ad un racconto filmico ed infatti è ciò che fa. In simbiosi col montaggio di Baxter/Wall gira e alterna sequenze brevi alle quali concede appena il tempo di informare lo spettatore su quanto accade, di introdurre attraverso le principali caratteristiche i personaggi. Il coinvolgimento è quindi lì ad un passo e tra i tentativi di distinguere e ricordare i vari nomi e quelli di delineare il quadro generale di quanto si sta guardando, ci si ritrova nella storia nel giro di poche sequenze. Se normalmente, tuttavia, si rivela tale scelta un punto di forza per un thriller simile, in questo caso no. Non si può, infatti, non tener conto della durata complessiva della pellicola, assai notevole, di quasi 160 minuti. Cominciare in quarta non si può in nessun caso risolvere in una chiusura in seconda, e restare in quarta per quasi tre ore è senza dubbio un'impresa; impresa che a colui che ha firmato “Seven” purtroppo non riesce e che, soprattutto, non sarebbe potuta riuscire. Non per presunte mancanze registiche, sia chiaro, ma perché la causa è da ricercare altrove; del resto, al contrario, Fincher non perde mai di vista il suo stile, non mostra incertezze e continua a dettare tempi mai troppo lenti e quindi tali da tenere sveglio lo spettatore. È quasi del tutto suo il merito se la noia non prende totalmente il sopravvento.
Il fatto però che non si imponga, la noia, in maniera definitiva, non significa certo che la pellicola riesca ad evitarla. Con l'andare delle sequenze, anzi, tende inesorabilmente, seppur con una certa calma, a farsi sentire. Come si è detto, però, la causa non è la regia. Allo stesso modo non lo è la restituzione filmica in fatto di luci e atmosfere, invero particolarmente suggestive, specie quando chiamate ad illuminare le già stupende ambientazioni nordiche; né in fatto di musiche e sonoro. Il problema è la sceneggiatura di Zaillian, che si dimentica di aver scritto robe tipo “American Gangster” e “Gangs of New York” e si ricorda invece di aver sceneggiato film mediocri come “The Interpreter”. Da un certo momento in poi l'interesse comincia a calare, l'intreccio tende a svelarsi attraverso snodi non particolarmente originali, né intriganti, e l'attenzione di Zaillan, ma più in generale di tutto il comparto tecnico, appare più concentrata sulla pubblicità occulta che sulla storia in sé; ce n'è infatti tantissima, dalla Coca-Cola, alla Wyborowa, dall'Ikea al Mac, ed è così palese che nemmeno Glauco nella seconda stagione di “Boris” riesce a far meglio. Non cerca di darsi uno spessore maggiore neanche con una qualche ricerca introspettiva, tanto che i personaggi svaniscono dalla memoria anche prima della fine del film. L'unica che resta impressa, seppur solo per qualche minuto in più, è Lisbeth (Rooney Mara), ovviamente. “Millennium” punta tutto sulla sua figura e finisce però per caricarla troppo, tanto che al termine tra frasette ad effetto e autocompiacimento un tanto al chilo, viene fuori una macchietta poco credibile e quasi fastidiosa, oltreché ben lontana dalle potenzialità insite in una figura così sofferente, intaccata ma ben lungi dall'essere debole.
La sensazione, al termine, è quella di aver visto un film-passatempo del tutto simile a quelli che passano generalmente in prima serata sulle reti nazionali. Non lascia nulla, anche perché ad un certo punto è lo spettatore a voler lasciare la sala, specie durante il tanto veloce quanto superfluo montaggio in chiusura. È il caso quindi di aspettare che lo trasmettano sul piccolo schermo.
Sono perplessa.
RispondiEliminaNon sono mai stata una fan di Fincher, che però mi ha convinto (e pure un po' stregato) con Zodiac e The Social Network. Però questo è il classico film su commissione. Ed è anche un romanzo difficile da portare sullo schermo, come prova anche la fallimentare trilogia svedese.
Se non rimango bloccata dalla neve come la scorsa settimana, vado a vederlo.
Però, ecco, ci speravo tanto
Io non sapevo nulla, non avendo letto libri e non avendo visto la trilogia svedese, e inoltre a me Fincher piace parecchio, ciononostante il film l'ho trovato davvero debole. Ci speravo anche io, ma a questo punto ti consiglierei di risparmiare un po' di soldi.
EliminaAhi, grande delusione quindi...
RispondiEliminaRimango comunque curioso, pur non avendo letto i romanzi.
Ci speravo anch'io, anche perché avevo l'impressione che Fincher fosse tornato a fare il "cattivo".
Guarda, per me sì, decisamente. Del resto, come scrivevo, una storia simile in mano a lui sarebbe dovuta essere tutt'altra storia. È anche vero, però, che lui ha fatto il possibile, ma con una sceneggiatura simile non si poteva andare lontani.
Eliminadecisamente d'accordo.
RispondiEliminaun film fatto per fare cassa, con professionalità ma senz'anima,
con rooney mara che è l'unica ragione di esistere di questo film.
quanto a david fincher, mi auguro che il suo prossimo progetto se lo scelga più per passione che per soldi..
Ovviamente, il Cannibale come al solito non capisce un bel nulla di Cinema! ;)
EliminaEhi, voi due, piantatela di litigare. Abbracciatevi, su.
EliminaSottoscrivo assai assai, in particolar modo l'ultima frase. (peraltro non avevo visto che anche tu ne avevi scritto. Leggo)
Io, invece, l'ho trovato molto potente, e Rooney Mara è una bomba.
RispondiEliminaOttimista, se non hai letto i romanzi, secondo me potresti rimanere più che sorpreso.
Elio, questa recensione stroncante ti vale un paio di bottigliate ben assestate. ;)
Ahaha, no dai. Commissionami una rece ed io ne scriverò bene in ogni caso ;)
EliminaCi penso e ti faccio sapere, allora. Ma dovrò scegliere necessariamente un film che possa non piacerti! ;)
EliminaIo speravo che Fincher fosse riuscito a rendere un film in cui non riesco proprio a trovare alcun interesse - dico in generale, perché letto il libro e visto la buona pellicola svedese, cosa me ne faccio del remake a così pochi anni di distanza? -, togliendogli una certa "patinatura" e l'aspetto ovviamente commerciale di un simile prodotto, ma a quanto leggo non c'è riuscito...
RispondiEliminaCiao Simone, benvenuto!
EliminaSì, non ci è decisamente riuscito, almeno secondo me. Pur non avendo letto i libri, come scrivevo, e non avendo visto la trilogia, non mi ha dato nulla. Immagino nel tuo caso, quindi...
Fincher ultimamente ci tiene tantissimo a vincere il mio premio:e chi se ne frega 20012.
RispondiEliminaL'ha vinto con quella pellicola pleonastica in modo assurdo che è social network,ora ci ricasca con un remake.
Non ho letto i libri e nemmeno visto i film svedesi,ma li guarderò perchè sicuramente meno modiaoli degli ammmmereggggani.
Insomma spero che Fincher,che tra l'altro stimo abbastanza,torni a fare cinema ai livelli di Zodiac,Seven,The Game
A me Social Network è piaciuto parecchio e lì Fincher ha fatto un lavoro enorme per rendere accattivante una simile storia. Questa volta, per quanto si sforzi, il film non funziona e, come dici, è bene che torni a fare il suo cinema.
EliminaMi dai un piccolo dolore, anche se un po' me lo aspettavo. Solo che ho letto recensioni se non entusiastiche sicuramente molto positive. Aspetto di vederlo anch'io.
RispondiEliminaEh, guardalo, ché son curioso di sapere cosane pensi. Ma in teoria dovrebbe non piacerti, poi non so ;)
EliminaConcordo sulla qualità di The Social Network. Quanto a quest'ultimo, direi che non si sentiva la mancanza di un remake a soli 2 anni dall'originale svedese, che - per quanto imperfetto - rispetto al film di Fincher possiede una migliore caratterizzazione dei personaggi e un'esposizione complessiva più chiara e coinvolgente.
RispondiEliminaIo l'originale non l'ho visto, in realtà, dato che non ho mai avuto tutta questa voglia di avvicinarmi all'opera di Larsson. Questo l'ho visto per Fincher, la cui mano si avverte chiaramente. Tuttavia...
EliminaVisto!
RispondiEliminaPer me Fincher non ha più saputo tornare ai livelli di Seven (di cui non condivido proprio tutto ma che resta comunque un filmone) e Fight Club. Per quanto riguarda gli ultimi, Button è un caso a parte, a me era piaciuto ma, come ti dicevo nel commento del 9 febbraio, Fincher lo preferisco quando sforna lavori più tosti. Di Zodiac ho adorato ad esempio la prima parte, ma poi finisce col perdersi un po'.
The Social Network invece mi è piaciuto tutto, anche se quando avevo visto che Fincher avrebbe diretto un film su facebook (che non sopporto e da cui sono scappato dopo pochissimo tempo) mi era scaduto non poco. E invece c'ho visto una bella critica - anche se non troppo esplicita - al concetto stesso di social network e alla società attuale. Ma probabilmente la cosa è soggettiva e in molti pensano il contrario, non so.
Va be', sticazzi: qui si parla di Millennium. Allora, a me è piaciuto e fortunatamente non mi sono mai annoiato. Come dici tu, penso che il merito sia tutto di Fincher e di alcuni suoi personaggi. Sono in parte d'accordo con quello che scrivi su Lisbeth: troppo caricata lo è di sicuro, ma per quanto mi riguarda una così si avvicina alla "donna perfetta" e quindi non mi ha mai dato particolarmente fastidio. Anche se alcuni dettagli mi hanno lasciato un po' perplesso: a un personaggio come il suo non farei mai e poi mai mangiare gli hamburger di mcdonald con tanto di (di nuovo) product placement. Ma questo mi sa che è un problema mio.
Comunque è vero, la parte finale sembra leggermente affrettata e la storia si risolve troppo facilmente, anche se la colpa, in questo caso, potrebbe essere del libro, che io non ho letto e a questo punto mai leggerò.
Insomma, sì, è un film-passatempo, ma me lo sono goduto, anche se ho paura che una seconda visione potrebbe già farmi cambiare idea.
p.s. durante la scena del tatuaggio applaudivo felice. :D
Allora, Fight Club è il motivo per cui mi sono avvicinato al cinema con più convinzione. L'avrò visto ormai non so più quante volte. Ma non è ovviamente l'unico motivo per cui apprezzo Fincher. Adoro il ritmo che sa dare alle sue pellicole, sa come coinvolgere, che è una cosa per me ormai sempre più difficile trovare in una pellicola. Per il solo fatto, come scritto, di aver reso The Social Network avvincente, merita già tutto il mio rispetto; lo merita però ancor di più per aver dimostrato con Zodiac di saper cambiare ritmo coinvolgendo ugualmente. Io l'ho adorato, al contrario di te.
EliminaIl problema di Millunnium, invece, è che per quanto si potesse impegnare, e lo ha fatto, la sceneggiatura non permetteva granché, a mio avviso, essendo debole di suo. Con quella durata poi... non so, io mi sono annoiato parecchio. Però son contento che almeno a te sia piaciuto ;)