venerdì 28 ottobre 2011

"The Fades" - Prima Stagione

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THE FADES (2010)
  


Creatore: Jack Thorne

Attori: Iain de Caestecker, Johnny Harris, Natalie Dormer
           Joe Dempsie

Paese: UK



Tra le ultime proposte televisive di un Regno unito in piena attività produttiva, “The Fades” racconta la storia di un ragazzo, diciassettenne, che entra suo malgrado in contatto con una realtà fino a quel momento parallela alla sua, grazie ad un particolare dono che lo accomuna a coloro ai quali, gli “Angelics”, è stata donata la stessa capacità: vedere le ombre, ossia i fantasmi di chi non è riuscito ad ascendere in paradiso dopo la morte. Le ombre (“Fades”, appunto) vagano intrappolate nel mondo dei vivi, senza riuscire ad abbandonarlo e senza essere in grado di interagirci. Almeno fino al momento in cui non riescono a trovare un modo per farlo, che li porterà inevitabilmente allo scontro con i vivi, consistendo, il modo, nel mangiarli e rinascere con un corpo nuovo e oltretutto immortale.
Protagonisti della serie, oltre a quello principale, Paul, sono la sua famiglia, madre e sorella, il suo migliore amico, Mac, ed un uomo, Neil, con il suo stesso dono, che conosce le ombre e la loro esistenza da tempo, tanto da occuparsi di gestire, insieme ad altri come lui, la loro presenza sulla terra. 


Riuscire a vedere i morti non è certo l'idea più fresca della storia, ma mangiare i vivi per rinascere forse un po' lo è. Peccato che già questo suggerisca un buco nella sceneggiatura che sarebbe difficile non prendere in considerazione. Le ombre, infatti, si dissolvono al contatto con composti organici, quindi il fatto che riescano a mangiare gli essere umani è un lieve controsenso, dove per lieve s'intende enorme. Pertanto, o riescono a mangiare senza toccare, oppure qualcosa chiaramente non torna. Su questa base ha inizio una serie la cui provenienza geografico-culturale risulta evidente fin da subito, e non solo per il più che riconoscibile accento inglese, ovviamente, ma per quel taglio in parte ironico che, affiancato a quello drammatico, ne smorza i toni, spesso fino a banalizzarli. Un marchio di fabbrica, il classico humor inglese riscontrabile in altri prodotti britannici come “Being Human” e “Misfits”. È un aspetto, questo, in potenza tanto positivo quanto negativo. Laddove un prodotto, infatti, non possa dirsi particolarmente riuscito soprattutto in termini di sceneggiatura, la sensibile presenza di una tale componente ironica gioca un ruolo fondamentale nel permettere allo stesso di non prendersi totalmente sul serio; nel permettere, di conseguenza, allo spettatore di chiudere un occhio su eventuali incongruenze o aspetti poco riusciti senza troppi sforzi. Un paracadute a misura di cazzata, per intenderci. Nel momento in cui, al contrario, una serie risulti più riuscita e alla ricerca di un'atmosfera maggiormente seria, un'ironia troppo spiccata va a smorzare del tutto quest'ultima e ad indebolire il prodotto nel suo insieme. Purtroppo allo humor le serie inglesi sembrano proprio non riuscire a rinunciarvi, al punto che molti prodotti non risultano efficaci come potrebbero. È il caso del già citato “Being Human” che con una componente ironica meno presente e con qualche accortezza in più nello script avrebbe potuto offrire ben altro.
“The Fades”, invece, appartiene alla prima categoria dato che di certo non è il prodotto televisivo più valido degli ultimi tempi. E il taglio teen non aiuta affatto. Di ragazzini che tra primi amori, scuola, complessi e via discorrendo si trovano alle prese col sovrannaturale non se ne può davvero più e questo aspetto nella serie in questione è quanto mai ingombrante. Vien da sé che il decollo della stessa si presenti perlopiù sotto forma di miraggio, un miraggio che appare più o meno verso la fine della prima stagione, in cui si impone uno scenario apocalittico che se ben cavalcato potrebbe rendere “The Fades” capace di fare più di un passo avanti, fermi restando i limiti di cui si è scritto e si continuerà a scrivere. E d'aiuto, in questo senso, potrebbe essere la componente sanguinolenta che la serie non sembra disprezzare troppo.


A rappresentare un limite è anche l'incapacità di rendere interessanti i personaggi attraverso un'introspezione degna di essere definita tale. Certo, il dubbio che anche con un'adeguata introspezione i personaggi non sarebbero risultati così interessanti resta, dato che effettivamente non hanno alcun fascino. Il protagonista teenager che scopre di essere il prescelto è davvero anonimo, quasi fastidioso. Estremamente fastidioso, invece, è Mac, il suo migliore amico: pedante all'inverosimile, per niente divertente nonostante lo sforzo evidente per cercare di renderlo tale e utile quanto un contorno di caviale ad un secondo piatto vegano. Abbozzati gli atri personaggi, tranne forse Neil - interpretato da Johnny Harris, già visto in altre serie tra cui l'ottima “This is England '86” - a cui viene concessa una profondità leggermente maggiore e che riesce infatti se non a trasmettere empatia almeno a ricordarne il concetto.
Appena delineati anche i rapporti tra gli stessi, tanto che ogni qualvolta la serie prova a proporre parentesi di maggior spessore in termini umani le stesse appaiono superficiali e forzate, lasciando più che altro lo spettatore in attesa che termino e permettano alla storia di andare avanti. 


E poi? E poi c'è il season finale che non ti aspetti. Dopo quanto visto fino alla quinta puntata sarebbe lecito tenere basse le aspettative, invece ci si trova davanti una puntata assolutamente valida. I toni si incupiscono, i personaggi virano verso direzioni più interessanti, il ritmo sembra scoprire le marce successive alla seconda e anche la mano registica appare più attenta. Lo scenario apocalittico di cui si parlava, inoltre, si concretizza in maniera definitiva, restituendo atmosfere coinvolgenti e, in particolare con le ultime inquadrature, prospettive interessanti in vista della stagione successiva. Resta quindi da vedere se e quanto riusciranno a sviluppare in questo senso una sceneggiatura che potrebbe a conti fatti rivelarsi piacevole e magari anche avvincente.


3 commenti:

  1. Uhm, non è una recensione che invoglia subito a recuperare la prima stagione a chi ancora non l'ha vista come me:D. Eppure, qua e là nella recensione, specie nel finale, sembra che, nonostante il taglio teen della serie, qualcosa ci sia di buono.
    Quasi quasi...:D

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  2. @cinefatti
    No, ma infatti non mi prenderei mai la responsabilità di consigliarti questa serie; se però la dovessi vedere potresti avere appunto simpatiche sorprese nel finale, e daresti a me un altro parere con cui confrontarmi... ma no, io la responsabilità, ripeto, non me la prendo ;)

    (Comunque, piacere: Elio)

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  3. MA infatti si nota dalla recensione che non ti prendi queste pericolose responsabilità:D

    (chiedo perdono: piacere, Roberto)

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