mercoledì 14 marzo 2012

American Faust: From Condi To Neo Condi


Non disdegnando, questo spazio, pellicole quasi sconosciute, né documentari e non avendo molta voglia di scrivere perché oggi è così, ripesco una vecchia recensione già pubblicata altrove, perché interessante, l'opera, e degna d'attenzione.


AMERICAN FAUST: FROM CONDI TO NEO CONDI (2009)


Regista: Sebastian Doggart

Paese: USA


"American Faust" è il secondo lavoro cinematografico di Sebastian Doggart, nonché il suo secondo lavoro cinematografico su Condoleeza Rice, 66° Segretario di Stato degli Stati Uniti, sotto l'amministrazione Bush. È "Courting Condi", infatti, il titolo della prima pellicola del regista britannico, che, muovendosi tra fiction e documentario, racconta le vicende di un uomo innamorato della Rice e intenzionato a conoscere ogni suo aspetto al fine di conquistarla.
Se nel suo primo lavoro Doggart sfrutta la finzione per costruire quello che sarà poi un documentario, questa volta, invece, alza il tiro e per la sua invettiva costruisce un documentario dalla struttura decisamente classica.

La pellicola dell'autore londinese si pone l'obiettivo di inquadrare il soggetto scelto da tutti i punti di vista, sì da poterne fare un'analisi a 360 gradi, completa ed esaustiva. Gli eventi narrati ricoprono un arco temporale molto ampio, più precisamente dagli anni '50 ad oggi, o ciò che è lo stesso, dai primi anni di vita e formazione di Condoleeza Rice fino agli ultimi accadimenti politici che l'hanno vista protagonista, passando per gli studi e la carriera di colei che diverrà la prima donna afro-americana a ricoprire il ruolo di segretario di stato degli Stati Uniti.

Titolo completo dell'opera è "American Faust: From Condi to neo Condi" e, da solo, è già più che sufficiente ad inquadrare le due fasi o aspetti principali sui quali il regista costruisce l'intero documentario.


"American Faust"

L'accostamento di Condoleeza Rice al protagonista dell'ormai famosissimo racconto popolare tedesco è quanto mai calzante, oltreché funzionale all'impostazione che Doggart intende dare alla sua opera: così come Faust, in cambio della conoscenza assoluta, vende l'anima al Diavolo, allo stesso modo la Rice, in cambio di un potere sempre maggiore, vende l'anima ai meccanismi più bassi della politica. Si scava così nel passato di una delle figure politiche di spicco degli ultimi anni allo scopo di tratteggiarne in maniera dettagliata aspetto umano e personalità, e comprendere se non altro alcune delle caratteristiche che hanno poi portato all'attuale Condoleeza Rice.
A venirne fuori è il ritratto di una personalità forte, determinata, con degli obiettivi ben precisi e una ferma intenzione di raggiungerli. L'interesse per la politica nasce infatti relativamente presto, di lì in poi non smetterà più di coltivarlo e lo preferirà a qualsiasi altra cosa, come si evince dalle dichiarazione dell'uomo che avrebbe dovuto sposare ma che, invece, decise di lasciare per accettare un'importante offerta di tirocinio a Washington. La prima parte del documentario, in realtà, è incentrata su questo aspetto e delinea a tutti gli effetti una donna, ragazza a quel tempo, che semplicemente ha sempre messo la carriera al primo posto. Fin qui, quindi, non solo non vi è alcuna critica nei confronti di Condoleeza Rice, ma sembra quasi che vi sia, per la stessa, una vena d'ammirazione.
Primi anni '90, Condoleeza Rice viene nominata rettore alla Stanford University ed eredita un buco di vari milioni di dollari. È questo il periodo in cui per la prima volta si comincia ad intravedere il Faust al suo interno: la stessa alla fine del suo mandato non solo aveva recuperato il buco lasciato dalla precedente amministrazione ma lasciava l'università in attivo. Nel contempo, però, i tagli furono enormi, con conseguenti, numerosi licenziamenti, peraltro traghettati da un'assoluta noncuranza nei confronti dei licenziati – Una di loro, in particolare, amica del padre della Rice, racconta che dopo averla licenziata uscì dall'ufficio e si limitò, dopo un sospiro, ad un "Well, who's next?" ("Bene, chi è il prossimo?"). Di qui in poi e soprattutto attraverso, tra le altre cose, la prima esperienza con George W. Bush, non vi è altro che il perfezionamento del contratto di vendita di cui sopra, fino alla firma definitiva avvenuta in contemporanea con l'attacco ingiustificato all'Iraq.


"From Condi to neo Condi"

Ad emergere con forza dal documentario è un altro aspetto, anch'esso imprescindibile per le intenzioni del regista, ossia il netto cambiamento ideologico/politico di Condoleeza Rice. È un aspetto questo che, in realtà, si intreccia a quello precedentemente analizzato fino non poter più esservi separato.
Ciò che accomuna le varie testimonianze e molte dichiarazioni della stessa Rice, infatti, è la discordanza evidente che da esse vien fuori tra il ritratto della Condoleeza Rice antecedente al periodo George W. Bush (e Stanford University) e il ritratto della Condoleeza Rice del periodo che segue tali parentesi. In particolare, quelli che furono i suoi professori all'università sottolineano proprio il drastico cambio di rotta ideologico-politico, oltreché umano, come base del cambiamento della persona nel suo insieme; quello stesso cambio di rotta ideologico-politico che ha poi inesorabilmente segnato la credibilità e l'immagine della donna nel momento più alto della sua carriera.
Quanto succede, infatti, a seguito dell'attacco terroristico delle torri gemelle, ossia l'attacco ingiustificato all'Iraq, con conseguente propaganda volta a far leva sulla paura e sull'orgoglio ferito degli americani, sì da poter vendere una guerra invendibile, l'aver autorizzato l'uso della tortura e l'aver, riguardo tutto ciò, spesso mentito o mistificato davanti alle telecamere o con dichiarazioni ufficiali, trascinerà la Rice in tribunale e ne comprometterà seriamente l'immagine. Il passaggio "dalla vecchia Condi alla nuova Condi", dalla Condi contraria all'uso della forza e alle torture, oltreché sostenitrice del riconoscimento e del rispetto dei diritti di ogni essere umano alla Condi che si ritaglia un ruolo primario nell'attacco ad un'altra nazione, che autorizza le torture e sostiene politiche di deportazione di innocenti sulla base di prove assolutamente irrilevanti, diviene così ufficiale.


La tecnica documentaristica che Sebastian Doggart sceglie per costruire la sua personale inchiesta è semplice, asciutta e quanto mai schematica.
Non vi è alcuna voce fuori campo che si occupi di collegare gli eventi narrati o addirittura di esprimere il punto di vista dell'autore, al contrario, la pellicola è così schematica che a dettare i tempi è una linea temporale con date salienti e con tanto di didascalie a spiegarne l'importanza. Tutto, quindi, è lasciato alle testimonianze raccolte dal regista britannico, che dovrebbero da sole permettere allo spettatore di crearsi un'opinione senza linee guida di sorta, anche se, ovviamente, non si può prescindere dalla critica evidente di fondo. È tuttavia parere di chi scrive che in alcuni frangenti Doggart cerchi l'attacco a tutti i costi, ricalcando testimonianze di facile presa, come il riproporre nel finale le dichiarazioni dell'ex fidanzato sacrificato in nome della carriera, a discapito della maturità dell'opera.

"American Faust: From Condi to neo Condi" è quindi un documentario non incentrato prettamente sull'aspetto politico di Condoleeza Rice, ma su quello umano. Avvicinarsi ad esso sperando in un altro "Taxi to the Dark Side", stupenda e penetrante pellicola sulla guerra ed in particolare sulle torture, sarebbe un errore. Ciò non toglie, però, che anche politicamente, benché non emergano dall'inchiesta aspetti nuovi rispetto a quelli ormai noti, il documentario abbia una certa capacità corrosiva, che può riassumersi in una delle dichiarazioni fatte dalla giornalista Laura Flanders (GritTV) dopo la visione del film: "'American Faust' makes the case that the correct word to be spelling Condoleezza Rice is probably 'torturer'.", ossia "Stando ad 'American Faust', il modo migliore per pronunciare Condoleeza Rice è in tutta probabilità 'aguzzino'."

Un punto di vista diverso, quindi, che, seppur debole sotto alcuni aspetti, merita sicuramente una visione. Del resto, tutte le pellicole di questo tipo la meriterebbero.


7 commenti:

  1. Il documentario mi affascina sempre.
    Prima o poi lo recupero di sicuro.

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    1. Eh, buona fortuna Ford. Io l'ho visto ad un festival qui a Bari, ma non so se si riesce a trovare in rete, sinceramente.

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  2. Mi è piaciuta la tua analisi, ma il problema di questi documentari è che già si sa che le persone analizzate sono fondamentalmente stronze (poco importa la loro fede politica), e quindi tendo ad evitarli con cura.

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    1. Invece secondo me è utile che vengano fatti, è utile che vengano fuori, ed è importante una risposta interessata agli stessi, sì da fare in modo che creino fastidio. Infatti con questo documentario la Rice si è innervosita non poco. E soprattutto svelano dettagli che completano il quadro. Che si sappia siano stronzi, è chiaro ;)

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    2. In parte sono d'accordo, ma mi viene anche da dire che sono persone che non meritano attenzione e che ricoprono ruoli in cui non credo. È giusto che creino fastidio ma, per quanto mi riguarda, quella gente dovrebbe crearlo a prescindere da ogni eventuale discorso o documentario, proprio a causa della loro funzione.
      Però sì, in effetti possono anche rivelarsi utili, non lo nego. :D

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    3. No no, io intendevo che è giusto che quei documentari creino fastidio alla gente. Che quest'ultima crei fastidio al mondo è cosa nota, ed anzi proprio per quello che è bene ogni volta che sia possibile metterli a nudo e attaccarli. Insomma, siamo d'accordo almeno sul fatto che sia gente da far fuori ;)

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