venerdì 18 novembre 2011

Recensione "Somers Town"

-
SOMERS TOWN (2008)





Regista: Shane Meadows

Attori: Thomas Turgoose, Piotr Jagiello, Perry Benson

Paese: UK



Ultimo lungometraggio di Shane Meadows (al netto del mockumentary "Le Donk & Scor-zay-zee"), "Somers Town" è l'ennesima conferma, laddove ce ne fosse ancora bisogno, del talento del regista inglese.
Presentato al Torino Film Festival, ha ricalcato esattamente le orme lasciate dal precedente "This is England" - distribuito solo di recente - vincitore del premio Speciale della Giuria alla prima edizione del Festival del cinema di Roma. Dopo aver ricevuto apprezzamenti unanimi dalla critica, infatti, è stato, come da copione, puntualmente ignorato dalle case di distribuzione nostrane, privando così il pubblico italiano, per la gran parte abbondantemente colpevole, di una pellicola ben superiore alla media di quelle presenti nelle nostre sale.

La storia è quella di due adolescenti, Tomo e Marek, le cui strade si incrociano in una Londra grigia e assente. Il primo fugge da Nottingham, il secondo, invece, vive nella capitale assieme al padre, immigrato polacco, gran lavoratore e in cerca di stabilità e di un nuovo inizio. Tra i due nascerà una genuina amicizia che li porterà, poi, ad innamorarsi della stessa ragazza.


La semplicità e la naturalezza con cui Meadows racconta i suoi personaggi ed i loro percorsi di vita sono il comune denominatore delle sue pellicole, nonché colonne portanti del suo cinema.
"Somers Town" non fa eccezione; al contrario, è forse il film in cui questi due aspetti assumono un'importanza ancora maggiore. La sceneggiatura, infatti, a differenza delle precedenti, non ha alcuna sfumatura che richiami parentesi dal ritmo più sostenuto o che possa tendere ad un colpo di scena o ad una qualsivoglia svolta. Quest'ultimo lungometraggio del regista inglese altro non è, infatti, che il racconto di un'amicizia, di una passione comune, di una storia, in fin dei conti, tra le più semplici.

Banale potrebbe dire qualcuno. Verrebbe da chiedersi, quindi, cosa di così affascinante ci sia nella semplicità di questo "Somers Town"; cosa ci sia di così efficace da rendere la pellicola in grado di toccare quelle corde che ogni spettatore spera vengano almeno sfiorate. L'unica risposta è forse anche la più semplice: Meadows non si limita a raccontare la realtà, trascina lo spettatore all'interno della stessa. Attraverso la sua telecamera non filtra la realtà, si limita a fotografarla in tutti i suoi aspetti, a coglierne tutte le sfaccettature e, soprattutto, a non aggiungerne di nuove, rendendola, per l'appunto, vera.


La realtà di Tom e Marek è quella di due adolescenti in cerca di un nuovo inizio, o in cerca di un modo per affrontarlo. Entrambi senza una loro dimensione e privi di una loro stabilità, trovano sostegno l'uno nella presenza dell'altro; l'uno nella sfacciataggine e nell'impulsività dell'altro, l'altro nella timidezza e nella gentilezza del primo. Sullo sfondo Somers Town, zona periferica di Londra che della Londra da copertina ha giusto il nome. La genuinità e le speranze di due adolescenti contrapposte al grigiore di una zona della città che di speranze ne regala ben poche.
Il regista di "Dead man's shoes" – la sua miglior pellicola fino a questo momento – mostra tutta la sua abilità proprio nell'affrontare questo dualismo e nel far convivere lo sguardo vivace di Tomo e Marek e quello spento di Somers Town, nel far convivere spensieratezza e malinconia. Le scelte di Meadows, in tal senso, sono perfette. A mitigare la vivacità dei due protagonisti, da una parte un bianco/nero gelido che colora la pellicola per quasi tutta la sua durata, dall'altra le scenario lavorativo del padre e il conseguente rapporto di quest'ultimo con Merek, affrontati entrambi in maniera analitica, seppur non fredda, e senza intenzione alcuna di creare una facile breccia nel cuore dello spettatore - benché al termine la pellicola in quel cuore riuscirà non solo ad entrarvi ma ad avvolgerlo con un tepore innegabilmente confortante.
Ad occuparsi di ciò, a far da collante tra questi due aspetti fra loro del tutto distanti, è una colonna sonora delicata e mai invadente che fin dalle prime sequenze, accompagnate da "Raise a Vein" di Gavin Clark e Ted Barnes, delinea questo dualismo: una melodia malinconica per un testo che si concede qualche riga di speranza:
"There's a vein of pure gold in the stone".


La colonna sonora, composta in gran parte da brani voce e chitarra, è in realtà un elemento imprescindibile nel cinema di Meadows, da aggiungersi e da mettere al pari degli altri. Come, del resto, la direzione degli attori. Thomas Turgoose, già protagonista nel bellissimo "This is England", offre anche in questo caso una prova ottima e Perry Benson, con un accento inglese tutto suo, risulta perfetto nel ruolo di “venditore di qualsiasi cosa si possa vendere”, tanto da riuscire a ritagliare all'interno della pellicola momenti inaspettatamente divertenti e che, nel loro piccolo, contribuiscono alla spontaneità e alla naturalezza di cui si scriveva in precedenza.
Anche se la sceneggiatura di "Somers Town", diversamente delle precedenti, è opera di Paul Fraser (comunque collaboratore di vecchia data del regista inglese), Shane Meadows è un autore completo, uno di quei registi che ancora scrive le sue pellicole oltre a dirigerle. Ciò, osservando il suo cinema, si avverte chiaramente. Si avverte chiaro il respiro della sua Inghilterra.
Che la distribuzione italiana l'abbia ignorato è cosa davvero triste. A chi legge, pertanto, si consiglia di fare esattamente l'opposto.


8 commenti:

  1. Ci meritiamo Immortals, fidati.
    This is England doppiato ammmmerda e distribuito in cinque sale in tutto il paese.
    E se uscisse questo, farebbe la stessa ingloriosa e indecorosa fine. Magari la gente in sala riderebbe pure.
    Ci meritiamo immortals e boldi.

    RispondiElimina
  2. O andrebbe via ancor prima della fine dei soli 70 min.
    Si, lo so. Però se è vero che colpevolizzo noi spettatori una volta si e l'altra pure, è vero anche che se la distribuzione non prova a proporre con più convinzione, la gente non ha neanche termini di paragone che possano, magari a lungo andare, magari con un miracolo, far rendere loro conto che esistono alternative più valide. Naa, cazzo dico, non se ne renderanno mai conto...

    RispondiElimina
  3. No, ma quando si tratta di sparare contro la distribuzione italiana, tu lo sai, io sono la prima. E' che proporre di punto in bianco un prodotto del genere significherebbe rischiare davvero grosso. E non ne varrebbe la pena. Poi, ecco, se io andassi al cinema a vedere Meadows e dovessi condividere la sala con qualcuno di molesto, credo che potrei diventare violenta.
    Se pensi che con Melancholia (e tu sai io Von Trier che bel rapporto abbiamo) c'era gente che rideva e commentava e se solo avessi avuto una roncola...

    RispondiElimina
  4. Sulla gente molesta stendiamo un velo chiodato. Tuttavia quella è generalmente la stessa gente che al cinema parla comunque, al di là che il film gli stia piacendo o meno. È questione di imbecillità.

    Sul rischio troppo grosso, si. E però secondo me, e per quello parlavo di convinzione, tutto sta anche nel come un prodotto lo presenti. Prendi "Drive", è fruibile ma è diverso dal classico thriller/botte/azione che si vede al cinema (Refn è pur sempre danese), tuttavia molta gente che magari al cinema ci va giusto come alternativa alla pizza il sabato sera me ne parlava come un film diverso ma molto bello.

    RispondiElimina
  5. Ammetto che questo ce l'ho pronto ma devo ancora vederlo. Me ne ero persino dimenticato, per fortuna me l'hai riportato alla mente con questa recensione.

    RispondiElimina
  6. @Frank
    Essù, ché dura poco più di un'ora...

    RispondiElimina
  7. pellicola che sembra assai interessante,mi piacciono molto le storie inglesi e il modo naturale con cui vengono girate,pur non scadendo nello stile da servizio tv.Lo cercherò!

    RispondiElimina
  8. @babordo76
    Lo è, come tutto il cinema di Meadows, del resto. Se poi, come scrivi, ti piace quel modo inglese di fare cinema degli ultimi tempi allora non aspettare oltre.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...