mercoledì 8 febbraio 2012

One Piece


ONE PIECE (1997)





Autore: Eiichiro Oda

Capitoli: 656 (ancora in corso)

Paese: Giappone

 
Si parlava espressamente qualche tempo fa di prodotti a cervello spento, in occasione degli elogi in questo senso a “Supernatural”. Si parlava del loro ruolo terapeutico-sociale e quindi della loro importanza. Benché appartenente ad un linguaggio diverso da quello televisivo, “One Piece” si occupa allo stesso modo di costringere l'essere umano a non pensare, a lasciar perdere complicanti questioni di verosimiglianza, di credibilità e a leggere quanto accade con un'assoluta predisposizione a bersi qualsiasi cosa. La morte cerebrale è un requisito imprescindibile, infatti, se ci si vuol godere questo manga, che potrebbe altrimenti rischiare di apparire superficiale e un po' troppo sciocco. Intendiamoci, comunque, sciocco e superficiale lo è senza dubbio, come è anche eufemisticamente esagerato e caciarone. Ma son tutte caratteristiche, queste, che se utilizzate bene e con coscienza, e se affrontate nel rispetto del requisito di cui si scriveva, possono regalare momenti meravigliosi. Non è un caso che in Giappone venga classificato come shōnen manga e non come seinen manga, essendo diretto ad un pubblico appartenente ad una fascia d'età minore. Certo va detto anche che tali classificazioni tendono per certi versi a crollare nel momento in cui si nota, ed è il mio caso, che nonostante l'età “OP” riesce a divertire come pochi altri prodotti.

Il contesto, da solo, già suggerisce quali e quante potenzialità abbia il manga in fatto di coinvolgimento e adrenalina. Magari sono io ad avere un debole eccessivo per le storie piratesche, forse a causa dei giorni interi passati alle prese con “Monkey Island” – che Dio lo abbia in gloria - o magari è proprio il contesto a prestarsi obiettivamente a racconti coinvolgenti e incalzanti, fatto sta che ogni volta che spuntano fuori isole da raggiungere, personaggi da incontrare e/o affrontare, leggende e via discorrendo, comincio ad esaltarmi in maniera incontrollata. L'intreccio di “OP”, però, non si limita ad una struttura simile ma ci mette in mezzo un altro elemento anch'esso estremamente abusato ma inesauribile se usato con consapevolezza: poteri sovrannaturali. I mari dei nostri, infatti, tra le infinite assurdità che propongono in maniera sistematica, nascondo anche i c.d. “Frutti del Diavolo”, che conferiscono a chi la mangia poteri di ogni tipo, al prezzo però dell'incapacità di nuotare e della totale perdita di energia al contatto con acqua marina. Anche il protagonista, Luffy (Rubber), ne ha involontariamente mangiato uno; il frutto gom gom lo ha reso un uomo fatto completamente di gomma, cosa che gli tornerà particolarmente utile nel raggiungere il suo unico obiettivo, ossia quello di diventare il nuovo Re dei pirati, specie dopo l'esecuzione pubblica di Gold D. Roger (ex Re dei Pirati che ha dato vita alla nuova era piratesca esortando chiunque ad andare alla ricerca del tesoro da lui nascosto, il "One Piece” appunto): sarà questo il motore dell'intero racconto.


Stando a quanto scritto si potrebbe faticare a capire cosa abbia di così particolare il manga in questione, o cosa comunque lo renda tale da scriverne con un certo entusiasmo. Le ragioni potrebbero ricondursi in sostanza alle capacità immaginifiche di Eiichiro Oda. Quella messa in scena dal mangaka è un una storia enorme, non tanto in termini di qualità quanto proprio di dimensioni. Fin da subito descrive una struttura tale da concedere spazio alle più svariate avventure, al punto che con il prosieguo dei capitoli accadono così tante cose che si stenta a credere provengano da una sola mente. Solo la geografia di “OP” meriterebbe una spiegazione a parte, essendo praticamente un mondo fatto su misura per i pirati, con un solo continente, inospitale e quasi del tutto disabitato, e per il resto stracolmo di isole. Inutile dire che ogni isola è un capitolo a parte, tanto che cercare di ripercorrere tutte le tappe del manga fino a questo momento sarebbe un'impresa quasi titanica. Ciò che, invece, è abbondantemente titanico è quanto creato e continua a creare Oda; avendo come si scriveva, ogni isola, una storia a se stante e assai singolare (si pensi alle isole sopra o sotto il livello del mare), l'autore giapponese inventa sistematicamente piccoli mondi che si distinguono fra loro per caratteristiche metereologiche, regole di civiltà, usanze e dinamiche interne, dinamiche che verranno chiaramente sconvolte dal passaggio di Rufy. Questo implica che ogni volta Oda si ritrova ad inventare anche personaggi e poteri nuovi, ma questo si potrebbe far rientrare in una certa normalità creativa; il fatto è che in tutto ciò porta avanti svariate altre sottotrame, che in realtà sottotrame non sono perché insieme costituiscono poi la trama orizzontale del manga, senza perdersi mai per strada: dalla marina, ovviamente con le proprie personalità di spicco e i poteri di quest'ultimi, ai quattro imperatori dei mari; dalla leggendaria flotta dei sette all'esercito rivoluzionario; dalle imprese della vecchia guardia ai misteri che rendono fumosa la ricostruzione storica del mondo raccontato. Una quantità tale di carne al fuoco che un esercito farebbe fatica a mandarla giù.
Come riesca Oda a gestire tutto ciò e a continuare, nel mentre, ad inventare un numero di personaggi così impensabile è francamente un'incognita. Del resto ogni personaggio non ricorda mai un altro, sono tutti completamente diversi e distinguibili; certo l'esagerazione nei combattimenti, nei poteri e nella storia, si potrebbe obiettare, rendono semplice inventarsi sciocchezze su sciocchezze, ma sarebbe in realtà un'obiezione completamente fuori bersaglio, perché inventarne così tanti, senza contare tutto il resto elencato poc'anzi, e diversificarli come fa lui implica un'immaginazione fuori dal comune.


Non si è ancora scritto, tuttavia, della caratteristica più importante che contraddistingue Oda. La sua capacità narrativa è infatti il collante degli svariati baracconi che mette in piedi. Riesce a gestire gli snodi dell'intreccio o semplicemente le avventure che si susseguono sulle tavole in maniera impeccabile, non tanto in termini di coerenza, essendo il tutto, è bene ripeterlo, eufemisticamente esagerato, quanto di adrenalina. Personalmente non ho mai visto una così efficace gestione delle parentesi apocalittiche, o tali almeno limitatamente all'isola o alla saga in questione; lo scontro finale, per intenderci, il climax, ciurme che combattono contro altre ciurme nel delirio più totale. Quanto accade, per esempio, sull'isola degli uomini pesce, in cui vengono fuori pirati della leggendaria ciurma dell'ex re dei pirati, esponenti di spicco della marina, flotta dei sette e nuove leve è senza mezzi termini allucinante, uno spettacolo puro e semplice. Nel marasma generale il mangaka, non contento, porta avanti anche la trama orizzontale, tant'è che al termine si è così presi da quanto si sta guardando/leggendo che non si ha nemmeno il tempo di prendere fiato.

Cosciente della vena esagerata ed eccessiva che percorre la sua creatura, Oda non si preoccupa giustamente di porre limiti in termini di credibilità, del resto di scontrerebbero con l'animo sfrenato e pandemonico del manga. Non lo fa quindi neanche con i suo personaggi (uomini pesce, giganti, animali parlanti e via discorrendo) né tanto meno con i suoi protagonisti, tratteggiando al contrario personalità fuori di testa come tutto il resto, in grado di rendersi accattivanti e ridicoli all'interno della stessa tavola: una frase ad effetto durante un combattimento seguita da occhi sognanti per la bellezza della nuova arma di uno degli amici in lotta con qualche altro nemico. Non ci vuole molto perché risultino irresistibili. Rufy in special modo, che al di là dei pregi è un deficiente patentato che non capisce quando deve stare zitto né più in generale quando contenersi. E così magari si ritrova a dichiarare guerra per telefono ad uno dei quattro imperatori, lui giovane leva, perché non gli è piaciuto il suo tono. Una meraviglia.


OP”, a conti fatti, è un calderone fantasy-avventuroso pazzesco, un'opera dalle dimensioni spropositate. È completamente privo di qualsivoglia pretesa di serietà e anzi, al contrario, è sempre pronto a dimostrare la propria galoppante idiozia, ma con coscienza e criterio.
Entra di diritto a far parte dei prodotti, si scriveva, dall'utilità terapeutica, perché in grado di mettere a riposo l'organo cerebrale, liberarlo per un po' da domande esistenziali, magari conseguenti alla lettura/visione di una qualche opera impegnata. Qui non c'è spazio per cose simili, qui si legge, si ride, si spacca roba per manifesta esaltazione e si rischia di voler mettere insieme una qualche ciurma e salpare. Se siete in grado di abbandonare freni per un po' e lasciarvi andare a sciocchezze scritte ad arte, è davvero il caso che gli diate una lettura.


6 commenti:

  1. questo lo vendo in edicola!Insieme a Naruto

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    1. Ti consiglierei di approfittarne, ma stando ad alcuni post del tuo blog, mi sa che non lo faccio ;)

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  2. Non so se inizierò a leggerlo. Un po' per pigrizia e un po' perché, mi pare di capire, la storia è davvero lunga.
    Certo che ti è proprio piaciuto, eh?! :D
    Le storie di pirati comunque attirano anche me, il problema è che ora mi viene da associarle ai film di Sparrow, e gli ultimi due li ho trovato orrendi...

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    1. Lascia perdere la pigrizia, Davide. Tanto l'impegno che richiede questa lettura è più nullo dei progressi fatti da questo Paese sotto il PDL. Questa roba è gasante assai, niente a che fare con Sparrow. Dai dai dai ;)

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  3. io te lo dico, mi sto innamorando di te. Ho letto qualcosa e sto in fissa. Ieri ho finito il numero 70 di OP e sono COMPLETAMENTE D'ACCORDO. SU TUTTO.

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    1. Ahah, ma questa cosa è bellissima. Vogliamoci bene, allora. Del resto io ad uno che adora One Piece gli voglio bene a prescindere. Sto per leggere il nuovo capitolo, questa saga mi sa che spaccherà un bel po' di culi, così, random.

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