mercoledì 9 novembre 2011

Recensione "Warrior"


WARRIOR (2011)





Regista: Gavin O'Connor

Attori: Tom Hardy, Nick Nolte, Joe Edgerton

Paese: USA


Warrior”, ossia la pellicola che si sta imponendo come una delle migliori dell'anno, a furor di popolo e non solo. È sufficiente farsi un giro in rete rivolgendosi ai migliori siti di cinema per avere conferma di ciò. Si impone anche, di conseguenza, come il più grande mistero dell'anno, seppur solo per chi scrive. Non si riesce, infatti, a trovare alcuna plausibile giustificazione agli applausi scroscianti che sembrano accompagnare la visione di questo ennesimo prodotto sul riscatto attraverso la lotta.

Quella raccontata, infatti, è la storia di due fratelli, Tommy (Tom Hardy) e Brendan (Joel Edgerton) che si ritrovano a combattere nello stesso torneo, seppur per motivi diametralmente opposti. Brendan ha bisogno di soldi per la propria famiglia, Tommy sembra invece combattere solo per rabbia. Hanno in comune, tuttavia, il peso di un passato segnato dalla figura di un padre (Nick Nolte) alcolizzato e violento, che ora cerca di tornare a fatica nelle loro vite.


A dirigere è Gavin O'Connor. È utile specificarlo perché O'Connor è anche il regista di “Proud and Glory”, pellicola del 2008 che si è distinta per la sua capacità di non offrire nulla di nuovo e di cercare chissà quali profondità in termini di sceneggiatura e di introspezione senza riuscirci. Anche allora c'erano di mezzo un paio di fratelli. La tematica sembra infatti assai cara al regista statunitense che però sembra legato anche agli altri aspetti mostrati nel suo precedente lavoro.
Inizialmente sembra che il regista cerchi di proporre altro, quindi non una pellicola che punti principalmente sull'adrenalina da combattimento e pre-combattimento. Attraverso una fotografia calda, che vira in maniera forse fin troppo classica verso l'ocra, cerca subito di delineare volti capaci di trasmettere un vissuto pieno di cicatrici e quindi un'umanità che li avvicini immediatamente agli sguardi più intimi rivolti allo schermo. Il primo piano su Nick Nolte in apertura ne è un esempio e non è un caso che il padre sarà l'unico personaggio, al termine, ad uscirne lasciandosi dietro un solco nella memoria dello spettatore. Così per un buona parte della pellicola, che usa la stessa tecnica anche con gli atri due personaggi, Brendan e Tommy. Quest'utimo, nello specifico, trasmette fin da subito un'impressione sgradevole che si farà certezza più in là, ossia quella del personaggio troppo costruito, troppo pieno di quel crogiolarsi nei fallimenti e nei fantasmi, troppo finto. Tom Hardy non aiuta affatto, offrendo un'interpretazione che accentua incredibilmente l'aspetto appena descritto, perché forzata e, sembrerebbe, compiaciuta del ruolo da duro-con-traumi. La sequenza in spiaggia in cui affronta verbalmente il fratello, seppur senza dialogo interessante alcuno, è in questo senso alquanto esplicativa. Ogni sguardo è urticante tanto che sul lungo periodo il personaggio tenderà addirittura ad infastidire.
E infine c'è Brendan, anch'egli un concentrato di stereotipi niente male: insegnante con moglie e due figlie; gli viene comunicato che rischia il pignoramento, lui si mette a combattere per arrotondare e a causa di ciò viene sospeso per 6 mesi senza stipendio. Ah, tra l'altro la figlia aveva chiaramente problemi al cuore ed altri soldi sono andati via per le spese mediche. Si risolve combattendo. La telecamera cerca di esplorare anche Brendan, sempre con primi piani che dovrebbero essere significativi e riprese in casa forti della stessa fotografia di cui sopra – una città gialla insomma, quella di “Warrior”. Il risultato è quasi asettico, perché tutto continua ad apparire scontato e banale. E così fino al momento in cui Tommy da una parte e Brendan dall'altra non si ritrovano ad allenarsi per “Sparta”, il torneo mondiale con il russo spaccaossa di turno che mette in palio cinque milioni.


A segnare il passaggio tra il blocco iniziale e quello finale incentrato sul torneo è l'allenamento scandito da uno split-screen francamente ingiustificabile. Manco fosse “24”. È una tecnica che dovrebbe essere evitata come fosse antracite da un regista che punta ad una pellicola di spessore e empatico e tecnico. Non è art attack, è cinema. Pellicole di diverso stile, quali quelle appartenenti al filone di cui Guy Ritchie è (era) uno dei massimi esponenti, la potrebbero utilizzare perché in linea con lo spirito della pellicola e del racconto, oltreché funzionale. Ma quella di O'Connor, con tutte le pretese che mostra, non è tra queste. In ogni caso, anche qui container colmi di banalità, con il misterioso Tommy sbucato dal nulla che corre da solo per le fredde strade notturne, peraltro con lo stesso berretto di Rocky; con Brendan che supera in poco tempo lo sfidante favorito del russo (non Ivan Drago) che si allenava nella sua stessa palestra e che ad un certo punto si infortuna, sempre ovviamente, lasciando il posto a Brendan.

Finito il supplizio dello split-screen il torneo ha inizio. È chiaramente la parte migliore del film, essendo gli scontri di MMA (Mixed Martial Arts) spettacolari, nel senso letterale del termine, pur senza una pellicola intorno. È infatti l'unico caso, probabilmente, in cui gli scontri veri sono più spettacolari, sempre nel senso letterale del termine, di quanto lo siano quelli sullo schermo. Non è un caso, si diceva, che sia questa la parte migliore del film: l'encefalogramma diventa piatto, l'udito si concentra sul singolo colpo per capire se si è rotta una mascella piuttosto che un ginocchio e mani e braccia rischiano di muoversi verso l'alto e verso il basso a mo' di incitamento, sfuggendo ad un organo cerebrale temporaneamente assente. La gestione degli incontri è adrenalinica e riesce con l'aiuto dei due telecronisti nell'intento di appassionare. Non mancano le cadute di stile intorno al ring, ma non vengono considerate minimamente perché in quel momento il film è il ring e nient'altro. Ad un certo punto compare anche la moglie di uno degli eroi (non Adriana) che dopo aver detto che non l'avrebbe supportato, che non l'avrebbe nuovamente visto combattere, sbuca all'improvviso per dargli manforte. Anche qui originalità in quantità industriali. Ma va bene così, come si scriveva, tutto passa in secondo piano, ora. E poi il finale. Anch'esso, invero, sembrava stesse andando per il verso giusto, nel senso che non stava deragliando in preda all'esaltazione del momento; ma poi deraglia di colpo esplodendo in “ti voglio bene” urlati sul ring, camminate trionfali e lacrime in primo piano.


Dell'interpretazione di Tom Hardy si è già scritto. Joel Edgerton fa il minimo indispensabile. Fortuna che c'è Nick Nolte a regalare al suo personaggio e di conseguenza allo spettatore una certa carica di umanità e credibilità. L'aspetto migliore di una pellicola che conferma lo stile filmico di O'Connor, a metà tra il banale e il pretenzioso. Ma con quella locandina, poi, c'era bisogno di andarlo a vedere per capire?


21 commenti:

  1. Grazie a te vedrò questo film solo in dvd.

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  2. Mi spezzi il cuore...
    Nel senso che ci speravo tanto e già pregustavo un Rocky adeguato ai tempi moderni e con più mazzate. Ma la retorica io la sopporto solo fatta dal faccione di Sly e Tom Hardy mi gusta sadico e figlio di puttana in Bronson.
    Quindi passo e vado a vedere Tin Tin

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  3. No, comunque tenete conto che a quanto pare sono l'unico a cui non è piaciuto, oltre ai due amici che ieri erano con me. Quindi magari sono io il problema...

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  4. No, ma io ho problemi
    a) col giallo ocra che tinge le città di quella patina di squallore da white trash che mi ha frantumato le palle
    b) con il protagonista arrabbiato perché ci ha il trauma.
    E non mi ha fatto impazzire nemmeno The Fighter

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  5. Ahh, allora ok. Posso dirti di non andare a vederlo senza il timore di averti dato un consiglio sbagliato. E il protagonista incazzato di traumi ce n'ha assai.

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  6. Anche fossi tu il problema 4,50€ sono un rischio. E a me non è che abbia mai convinto.

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  7. @Frank

    No, ma parliamone. Io avevo visto tempo prima il trailer e lo classificai come stronzata. Poi ho visto un po' i voti in giro e sinceramente ho pensato che fosse un capolavoro assurdo penalizzato dal solito trailer americano. Immagina quando mi sono trovato davanti questa cosa.
    Fortuna che non ho pagato.

    Ma soprattutto, a Bari, che diavolo ti fa pagare solo 4,50 per andare al cinema?

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  8. Io infatti ho visto solo il trailer e non mi sono informato perchè già la puzza mi aveva dato fastidio.

    A Bari pago 4,50 allo Showille se vado dal lunedì al venerdì (escluso il mercoledì) con la tessera ikea (che uso solo per il cinema, tra l'altro)

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  9. Anche a me questo warrior non ispirava più di tanto. E tu me ne hai dato conferma. E, ancora una volta, mi sei stato utile:D

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  10. @cinefatti
    Eh, però magari vediamo di porre fine a questa storia che io mi vedo lo schifo così voi potete evitare di farlo ;)

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  11. Non ti preoccupare che di schifo ne vedo anche io per salvare la gente. Prova a controllare le prime recensioni che facevo nel blog e te ne renderai ampiamente conto:D

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  12. meglio Storia de cortelli e de fratelli,di Mario Amendola,se cerchiamo drammi famigliari un tanto al chilo

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  13. Guarda Davide, non ci vuole nulla ad essere una pellicola migliore di questa. Di pellicole simili non se ne può davvero più. Ed in particolare questo O'Connor, che offre un cinema davvero fastidioso. Ti consiglierei caldamente di starne alla larga.

    p.s. Poi sei riuscito a commentare. Qual'era il problema?

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  14. ci son riuscito,ma dopo svariati tentativi,mi sa che dovevo metter l'open id o roba simile.Bè,alla fine son qui!^_^

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  15. Ho iniziato ad applaudire dopo il primo paragrafo. :D
    Lo si vede senza troppi problemi e ha il pregio di non essere noioso, ma tutto questo successo è inspiegabile, almeno per me. O'Connor vuole andare troppo sul sicuro e alla fine risulta fastidioso. Come dici tu, meno male che almeno c'è Nolte che qualche bel momento lo regala.

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  16. @moderatamente ottimista
    Ehi, grazie. E comunque a me un po' ha annoiato anche, invece. Fortuna che arriva della sana ed ignorante violenza alla fine altrimenti sarebbe stata tragica.

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  17. Ahah, sì, la violenza finale in questo caso ci sta! :D

    SPOILER

    Tifavo per Hardy, ma la sua sconfitta era prevedibilissima. Va be', almeno per abbracciarsi e scoprirsi di nuovo fratelli hanno aspettato la fine del combattimento...

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  18. @moderatamente ottimista
    SPOILER

    Si anche io. Sarebbe stato bellissimo se come negli altri incontri fosse salito e avesse ammazzato il fratello con un colpo solo ;)

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  19. In quel caso avrei forse rivalutato l'intero film. :D

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  20. Finalmente una recensione fatta con criterio di giudizio!
    Film dell'anno... recensori che lo hanno posto in classifica più in alto del al Faust di Sokurov... ma come si fa...
    Certo, rispetto alle solite boiate per teenager tipo Never Back Down, Warrior è già un passo avanti, perché almeno approfondisce maggiormente le motivazioni e la psicologia dei personaggi pur offrendo dei dialoghi che al livello tematico in tutto il film dicono zero.
    Come altra aggravante la pellicola è mirata al portare sulla scena (sfruttando il successo delle MMA come esca) il solito dramma familiare americano, con la favola dei due fratelli e un Tom Hardy che dopo Bronson non è più stato sfruttato a dovere ritrovandosi in questo film a recitare nella parte di un costrutto artificioso e insopportabile.
    Il clichè del solito super russo che nel 2011 sale sul ring con la vecchia bandiera dell’unione sovietica (e che è, Zangief?) e Tom Hardy che spacca il culo a tutti come fosse terminator fa perdere alla pellicola anche quel realismo che pretendeva di avere.
    Cioè, in confronto Redbelt è un capolavoro assoluto.
    Per non parlare del finale che sfoggia un patetismo di cui solo gli americano possono essere capaci.

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