martedì 27 dicembre 2011

Mihály Víg per Béla Tarr

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La genialità non può che circondarsi di altra genialità se vuole sperare di esprimere se stessa, di rendersi perfetta nella forma e di rendersi quindi comprensibile. Generalmente quando si parla di Béla Tarr il suo nome tende ad offuscare tutto il resto, essendo un autore unico ed enorme. Il suo cinema infatti non assomiglia a nulla ed un fotogramma è sufficiente a riconoscerne la poetica. Quella particolare poetica è però il risultato della simbiosi di più elementi, non tutti attribuili ovviamente al regista ungherese. Uno dei nomi che al suo si affiancano in maniera sistematica, per esempio, è quello di László Krasznahorkai, scrittore anch'egli ungherese che ha collaborato a tutte le sceneggiature delle pellicole di Tarr da “Damnation”, compreso, in poi. È suo il romanzo omonimo da cui è tratta quell'opera inclassificabile che è “Satantango”.

È però un altro il nome sul quale ci si concentrerà in questo post, anch'esso imprescindibile per il cinema tarriano, un cinema che altrimenti non sarebbe in tutta probabilità risultato potente allo stesso modo. Si sta chiaramente parlando di Mihály Víg, compositore che ha donato alle immagini melodie capaci di dar loro quella forza necessaria a raggiungere la massima capacità espressiva. La sua collaborazione con Béla Tarr è anche più lunga, seppur solo di una pellicola, rispetto a quella del regista con Krasznahorkai. Sono sue, infatti, anche le musiche del lungometraggio che precede “Damnation” di tre anni, “Almanac of Fall”, opera meravigliosa nonostante il suo essere atipica e sperimentale, tanto che in essa sono presenti elementi registici e scelte di fotografia che nella filmografia del regista non si vedranno mai più.
Utile alla comprensione della simbiosi di cui sopra è una delle dichiarazioni della stesso Víg in seguito alla pubblicazione della raccolta delle colonne sonore composte per il cinema di Bela Tarr:

Ringrazio in particolare László Krasznahorkai, che mi ha donato la sua amicizia, e Ági Hranitzky [montatore storico di Tarr e sua compagna nella vita], senza la quale questa musica, e probabilmente questi film, non ci sarebbero stati e che mi ha dato fiducia, mi ha incoraggiato e aiutato, tanto quanto Béla Tarr

Il respiro unico, il loro essere in sintonia lo si avverte chiaramente durante la visione. È del resto il motivo per cui il cinema d'autore riesce a distaccarsi e a distinguersi attraverso opere personali e sentite, lucide ed emotivamente, oltreché contenutisticamente, omogenee. La fiducia tra i singoli collaboratori è totale, tanto che lo stesso Béla Tarr, ad una domanda sulla colonna sonora di “The Turin Horse”, risponde così:

Fortunatamente lavoro con lo stesso compositore [Mihály Víg] dal 1983, molto tempo quindi; e lui è molto sensibile ed intelligente. È un poeta ed un musicista rock e si occupa di molte altre cose e sa esattamente cosa vuoi; quando è in studio a lavorare sulle musiche, io non entro, non mi intrometto, semplicemente lo lascio lavorare e alla fine torna da me con la musica

Il post di oggi si concentra quindi sulla musica di Mihály Víg per il cinema di Béla Tarr, attraverso una classifica che in realtà non avrebbe motivo di esistere dato che appare futile davanti a tanta poesia, ma che al tempo stesso torna utile in termini prettamente strutturali. Di seguito quelle che a parere di scrive sono le sue migliori dieci melodie:

10) ”Journey on the Plain


9) “Over and Done” (Damnation)


8) “Galicia” (Satantango): Una delle melodie che se ascoltate al di fuori della sequenza a cui appartengono possono apparire prive di forza o comunque non particolarmente degne di nota. “Galicia” col suo essere ridondante come il cinema di Tarr compone una prigione dal ghigno beffardo e spietato in una delle sequenze più eccessive e significative dell'intera filmografia del regista.


7) “Horse” (The Turin Horse): Quando l'inesorabile si fa melodia.


6) “Rain II” (Satantango)


5) “Rain I” (Damnation)


4) “Poland (Almanac Of Fall): usata anche per il corto “Prologue”.


3) “Old” (Le Armonie di Werckmeister)


2) “Ancient Serpent” (Almanac Of Fall)


1) “Valuska” (Le Armonie di Werckmeister): Un incanto che apre il film e lo rende un capolavoro dopo due soli pianisequenza.


6 commenti:

  1. Non posso che concordare ed applaudire. Sia sulle considerazioni del binomio imprescindibile Tarr-Vig che sulla prima posizione della classifica. Forse invertirei la 2 con la 3, ma sono questioni lanacaprinesche di fronte a quella che come dici tu è poesia. Altissima, aggiungo io.

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  2. @Eraserhead
    E fai bene, dato che sì, è altissima. Quanto alle questioni di lanacaprina, ho avuto infatti una certa difficoltà con le posizioni 4, 3 e 2. Personalmente adoro parecchio anche "Poland" che insieme proprio ad "Ancient Serpent" caratterizzano una pellicola che come ho scritto è atipica ma che quando la vidi mi piacque davvero tanto.

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  3. Sì è vero, Almanac of Fall è una mosca bianca nella filmografia di Tarr. E la cosa straordinaria è che uno come lui che non ha praticamente mai usato i colori (solo The Outsider come precedente, se non sbaglio), qui lo fa in maniera sublime, tanto che definirei Öszi almanach uno dei film più raffinati che abbia mai visto.

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  4. @Eraserhead
    Già, e non solo in maniera sublime, ma addirittura eccessiva. Oltretutto anche registicamente fa cose che si fatica a credere siano sue, come l'eufemisticamente inaspettata ripresa dal basso. E se non ricordo male si lancia pure in qualche accenno di campo-controcampo.

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  5. anni ha ho preso a Praga un cd delle musiche di Vig Mihaly, bella musica tutta.

    e che insieme, Bela e Vig, valgano molto di più della somma dei due sono del tutto d'accordo!

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  6. @Ismaele
    Che cd? Sempre colonne sonore o ti riferisci a qualcuno dei cd fatti con uno dei due gruppi che ha fondato? Io ho sentito qualcosa di entrambi, e penso approfondirò i Balaton.

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