venerdì 9 dicembre 2011

"Sons Of Anarchy" - Quarta Stagione

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SONS OF ANARCHY (2008)




Creatore: Kurt Sutter

Attori: Charlie Hunnam, Katey Sagal, Ron Perlman, 
            Maggie Siff

Paese: USA


Quello della terza stagione di “SOA” è stato un finale perfetto per gestione e costruzione. Coinvolgente ed emozionante, ma soprattutto perfetto per l'evoluzione dell'ingranaggio forse più importante dell'intero intreccio. Le ultime sequenze nello specifico, la sovrapposizione di voci nella lettura, il montaggio delle stesse distribuiscono brividi un po' ovunque, consegnando alla stagione successiva un testimone dal peso affatto indifferente.
Il pilot della quarta stagione e le puntate che seguono, di tutta risposta, lo sollevano quasi fosse un bastoncino di polistirolo. Gettano le basi per quelle che sembra saranno le 14 puntate più alte dell'intera serie. Sutter infatti, come solo lui sa fare, dà inizio a quel suo spogliare di umanità e fascino personaggi che in effetti non li meritano, ma che ai quali lui per primo ci ha avvicinati. Li ha resi comprensibili e giustificabili, li ha resi attraenti; tutti vogliono comprarsi una moto e fondare un club di motociclisti incazzati dopo aver visto “SOA”, diciamocelo. Persone alle quali si è legati a filo doppio, amicizie suggellate dallo stemma della vecchia signora, “old ladies” in giro per il club, un codice d'onore inviolabile, una vita adrenalinica, guerriglie in ogni dove. Del resto si sa, con adrenalina e guerriglie Sutter ci vive, e non è il caso di meravigliarsene dopo le 7 meravigliose stagioni di “The Shield”. Ma in fin dei conti quelli che racconta sono personaggi che di positivo hanno ben poco: trafficano in armi, uccidono con una certa facilità e si muovono tra minacce e ricatti. Criminali. È ciò che sottolinea seppur con altri intenti la frase dello sceriffo Roosvelt: “You're criminal, You do bad shit. I'm a cop, I stop you”. E quindi Sutter come tali inizia a trattarli, tirando fuori dalla gran parte dei personaggi meschinità e debolezze. Juice tradisce il club per una sciocchezza, perché ricattato sulla base di una regola stupida che sarebbe sufficiente a far crollare tutti i discorsi sull'amicizia e sull'onore che ai Sons piace così tanto fare; Clay continua a scrollarsi di dosso i resti di un'integrità morale distrutta già da tempo. Questa volta, però, con una velocità ancora maggiore: mente, picchia e uccide persone a lui vicine, non mostra scrupoli di nessun tipo. Anche quel briciolo di umanità che compariva ogni tanto, nei momenti con Gemma, svanisce; Lo stesso Jax mostra tutti i suoi limiti, quando guarda negli occhi quello che definisce il suo miglior amico e mente, peraltro dopo averlo convinto a non fare ciò che lui ha deciso di fare ora. Tara, pur restando un personaggio positivo, tiene ben nascosta una verità che il suo uomo meriterebbe di sapere. Per tutta la stagione sembra farlo per proteggere Jax, in realtà lo fa per motivi prettamente egoistici; Unser, nascosto dietro una finta e facile umanità, è in realtà un vermetto che punzecchiato nel suo orgoglio usa la sofferenza altrui per raggiungere uno scopo il cui unico sapore davvero distinguibile è quello di una vendetta misera e triste; e poi c'è Gemma, il personaggio in assoluto più negativo. Calcolatrice e subdola oltre ogni limite, fredda e manipolatrice.


Svoltando in questo senso l'intreccio diviene assai potente perché coerente e concentrato, non si ha la benché minima sensazione che si stia proponendo parentesi fine a se stesse. È la naturale evoluzione dei presupposti iniziali, pilastri dell'intero soggetto, e Sutter la gestisce alla perfezione. Attento ad ogni particolare non si perde nel mare di sottotrame, le incastra anzi in maniera impeccabile. Altro aspetto di cui non meravigliarsi. Crea una discesa sempre più ripida verso un climax che questa volta non è il punto più alto ma quello più basso, dato che la risoluzione suggerita è la stessa di una tragedia – quanto raccontato dallo sceneggiatore americano non è altro che un moderno “Amleto”. Personaggi e storia, in caduta libera, sembrano non aver modo di interrompere una corsa disperata verso il fondo. È lo stesso motivo per cui la settima stagione di “The Shield” è immensa.
Nel farlo Sutter non sacrifica mai l'azione. La intreccia ad una storia che ha già di suo ritmo da vendere e rende il tutto una bomba ad orologeria in cui non si ha il tempo di contare i secondi, se non durante quei momenti necessariamente lenti che una storia deve dedicare ai suoi personaggi perché risultino credibili. Ma la parentesi è sempre una parentesi, non si ha infatti neanche il tempo di chiuderla che la storia riprende a viaggiare a ritmi adrenalinici, scandita da scelte musicali sempre indovinate. Ogni brano finisce con l'essere in simbiosi con tutto il resto, perché ad adattarsi a quanto accade non è solo la melodia ma anche il testo, che diventa parte integrante della sequenza. Il montaggio in simbiosi con “David” di Noah Gundersen verso la fine della dodicesima puntata è in questo senso un esempio perfetto: “I want to slay my demons, but I've got lots of them, I've got lots of them”.
Epinefrina, quindi. Se ne produce in quantità industriali, Sutter lo sa bene, tanto che quanto propone è sempre subordinato ad un tacito accordo per cui si chiude un occhio su qualche scelta magari troppo esagerata in cambio di una trama orizzontale solida, credibile e sviluppata con ritmo. È quanto accade anche in questa quarta stagione. O perlomeno fino a qualche puntata prima della fine della stessa.


La serie è stata rinnovata per una quinta stagione in corso d'opera. Dopo aver registrato livelli di ascolti assai interessanti, infatti, l'emittente ha deliberato a favore di un'altra stagione. Il risultato è che il peso di tale scelta si avverte distintamente. Molti, me compreso, durante la visione avevano pensato che questa avesse tutti i presupposti per essere la stagione conclusiva, e probabilmente anche gli sceneggiatori. Scenario peraltro perfettamente in linea con l'accordo tacito di cui sopra. Tuttavia, proprio quando si attende solo di restare incollati allo schermo e non avvertire alcuna intrusione dal mondo esterno, che poi sarebbe anche quello reale, qualcosa nell'ingranaggio inizia ad incepparsi. L'adrenalina invece di crescere scende, la storia invece di scivolar via si fa leggermente macchinosa. C'è qualcosa che chiaramente non torna, ma si va vanti mettendo da parte sparatorie gratuite ed eccessive e scazzottate appena giustificabili. Non la classica azione al servizio della trama, bensì azione di riempimento di cui generalmente Sutter non ha bisogno. Così, quindi, fino alle ultime sequenze che rivelano la causa della debolezza di un finale che crolla miseramente a confronto con quello della stagione precedente. Un cambio di rotta davvero debole sulla cui fronte c'è scritto “Vi chiedo scusa, ma devo gettare le basi per una quinta stagione di cui si poteva fare tranquillamente a meno”. Un colpo di scena di serie C, che gambizza peraltro il fascino delle due guest star – Danny Trejo e Benito Martinez - che fino a quel momento avevano contribuito positivamente alla riuscita della stagione, rendendole due macchiette di passaggio davvero poco credibili.

Viene quindi meno quel restare anima e corpo sulla storia, quel non perderla mai di vista, che è poi la colonna portante di un metodo narrativo riconoscibile, incalzante e compatto. Il crollo lo si avverte, ma si avverte ancor più chiaramente una sensazione per chi scrive davvero pessima, ossia quella di una serie in parte ormai compromessa, perché limitata da una forzatura che detterà a sua volta un'intera altra stagione. E tutto ciò proprio quando sembrava assodato che Sutter avesse così tanto in mano le redini da poter gestire la serie fino al termine senza problemi di sorta. Come ha detto qualcuno nel corso di questa quarta stagione, “I didn't see it coming”.


Rare volte si ha così tanta voglia di essersi sbagliati.


10 commenti:

  1. Oh, merda...io ho visto solo le prime due stagioni e se la metti così, la pianto immediatamente e mi dedico ad altro...

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  2. Guarda Lucia, questa è l'impressione che avuto. Come ho scritto spero fortemente di sbagliarmi, ma ne dubito... maledizione.

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  3. Io devo essere l'unica sfigata sulla terra a non averne vista ancora una puntata.
    E pensare che dovrebbero bastarmi due nomi come Ron Perlman e Danny Trejo per scaricarmi tutti gli episodi.
    Il fatto è che, col tempo che manca, tendo a puntare di più sui film e su pochissime serie. Recuperare quattro stagioni di un telefilm è duuura...

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  4. Naa, non è dura, devi solo imparare a dedicare tutta una serata a svariate puntate di una serie ;)

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  5. Ciao Elio, scopro oggi il tuo sito e lo leggo volentieri.
    Su SoA scrivi una cosa giusta, partendo però da un presupposto sbagliato.
    LA cosa giusta è che la stagione ha un pessimo finale, che ha diviso fan e critica. Sutter sul suo sito l'ha spiegato come un finale che deve si guardare allaqualità della serie, ma anche agli aspetti più commerciali di essa. Questo è KS, prendere o lasciare.
    LA stagione, tra l'altro, era prevista inizialmente di 13 episodi: su richiesta di Sutter è stata allungata a 14, perchè KS aveva chiesto più tempo per sviluppare il finale. Il presupposto sbagliato è quello sulllo sviluppo della storia: KS fin dall'inizio ha sempre parlato di un progetto sviluppato su 7 stagioni (anche la 6a è già data per scontata. La ragione del finale discutibile, dunque, non è tanto da cercare nel cambiamento in corsa. Semmai, proprio nella spiegazione, dolorosa ma sincera, di Sutter.

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    1. Ciao Max, grazie e benvenuto ;)

      Allora, della ragione triste è anche abbastanza palese ne parlo infatti anche io. Intendiamoci, però, da amante dei prodotti seriali, io per primo non pretendo che non ci si scontri con le necessita della produzione e quindi di marketing. Anzi, spesso ritengo molti prodotti validi perché capaci di non perdere nonostante questo la loro continuità. In questo caso, però, Sutter non sembra sia riuscito in nessun modo a gestire tale cambiamento. Ha chiesto più tempo per il finale aperto ad una stagione ulteriore, ma non l'ha sfruttato nel migliore dei modi, secondo me. Anche Con The Shield avrà avuto situazione del tutto simili, ma lì di debolezze non ne ha mostrate. Quindi che avesse deciso per 7 stagioni o sia stato costretto ad allungare il brodo non cambia a mio avviso molte le cose. Ha girato un finale debole e, parere personalissimo, davvero troppo debole, tanto da aver intaccato fin d'ora la qualità del prosieguo.

      A presto ;)

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  6. Dimenticavo: ciao e complimenti!!!

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  7. ma la quarta stagione in italia,quando la fanno?grazie

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    1. Sinceramente non saprei dirti, avendola vista in lingua. Però ne approfitterei per consigliarti di fare lo stesso ;)

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  8. Ma in italia è già uscita la quarta stagione?

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