Ideatore: Melissa Rosenberg
Attori: Krysten Ritter, Mike Colter, Rachael Taylor, David Tennant
Paese: USA
La sigla d'apertura, in un prodotto televisivo, è cosa seria. Non è una robetta simpatica con cui attirare l'attenzione o aggiungere qualcosa prima di cominciare con la narrazione. Né tantomeno un sottofondo ai titoli di testa; è qualcos'altro, ed è sensibilmente più importante. E' parte integrante dello show stesso. Può, da sola, fornirti già il quadro completo di quello che la serie sarà, o che perlomeno vuol essere nelle intenzioni. In termini di atmosfera, in termini di progessione, in termini di toni che assumerà. Ti trascina nella dimensione narrata prima della narrazione stessa e predispone, se riuscita, il risveglio del giusto mood, quello necessario per quel determinato tipo di racconto.
Homeland, per esempio: la sigla d'apertura dice già tutto, con quel suo essere elegante, angosciante e livemente disturbante, claustrofobica ma affascinante. L'intreccio, il volto della serie, infatti, saranno esattamente così, e si è in grado di apprezzarli perché quel minuto, quel minuto e mezzo, ti ha già fatto accomodare là dove devi essere per godere appieno di quanto guarderai di lì a poco. Altro esempio, in questo senso, la sigla della seconda stagione di True Detective: stupenda, trasmette da sola quello che era nelle intenzioni, probabilmente, il True Detective metropolitano che volevano tirar fuori. Se ne avverte la bellezza in potenza senza nemmeno aver cominciato a guardarlo. Poi comincia e le intenzioni restano tali. Paradossalmente ha fatto più la sigla in un minuto che tutta la stagione in 8 puntate. Ma questo è un altro, doloroso, discorso.
Fortuntamente pure "Marvel's Jessica Jones" sembra rendersi conto di ciò e sfodera una sigla fondamentale. Divisa in tre parti ideali, pur durando appena un minuto, parte con toni leggeri, ma sul noir andante: la protagonista è un'investigatrice privata con la sua discreta componente ironica; la battuta c'è sempre, il sorriso sornione anche, ma non significa che le cose non si faranno serie di lì a poco. E infatti succede. Allo stesso modo la sigla cambia volto di colpo e si carica di una progressione assai entusiasmante che apre all'aspetto più incalzante dell'intreccio, più serio e più noir. Questo fino alla parte conclusiva, in cui esplode definitivamente e colora il tutto con l'epicità da supereroe fumettistico che in fin dei conti è Jessica Jones, seppur atipica. Insomma, roba che ci si potrebbe quasi fermare qui, anche se noi non lo faremo.
La sigla, per contruzione, ricorda in maniera palese quella del più giovane di qualche mese "Marvel's Daredevil". Non a caso, ovviamente. La Netflix ha infatti chiuso un accordo con la Marvel Television per quattro serie su quattro personaggi diversi (Daredevil e Jessica Jones, i primi due, seguiti poi da Luke Cage e Iron Fist), che confluiranno, al termine, in The Defenders, una serie che li vedrà combattere il crimine l'uno affianco all'altro. L'intenzione, però, è quella di costruire le quattro serie precedenti come a se stanti, capaci di raccontare la loro storia indipendentemente. E, va detto, sia "Daredevil" sia "Jessica Jones" ci riescono senza sforzi. Il progetto, tuttavia, il c.d. big picture, è sempre lì, e quindi pur essendo del tutto autonome, Netflix e Marvel non rinunciano a richiami, l'una all'altra, e stilistici e di intreccio. Sia Daredevil, sia Jessica Jones vivono ed operano nella stessa città, così come le riprese son state fatte rispettivamente ad Harlem e nel vicino Bronx; questo aspetto si avverte chiaramente, i colori spesso sono gli stessi, la città è la stessa, il respiro è identico, e, bisogna ammettelo, la sensazione che ciò restituisce è stupenda. Già solo con la seconda delle serie Marvel ci si sente parte di una città in cui convivono più eroi, più cattivi, si avverte che da qualche parte, in contemporanea, mentre Jessica sta risolvendo i suoi casini, c'è Daredevil che si sta occupando dei suoi, che le loro strade potrebbero incrociarsi da un momento all'altro (come accade negli ultimissimi episodi, quando si affaccia nel mondo di Jessica un personaggio del mondo di Daredevil). E' un elemento, questo, in potenza molto forte perché si ha così non solo la possibilità di ricreare l'universo dei singoli, come in ogni serie, ma anche l'universo che poi li racchiude, e che dovrebbe, come si scriveva, concretizzarsi in The Defender. Sembra per certi versi quasi un ulteriore passo in avanti della serie tv, un nuovo modo di sperimentare con essa. Se non si fanno passi falsi il tutto si risolverà probabilmente in una gran cosa, per drogati come noi.
A scrivere ciò, invero, è una persona che non ha mai subito il fascino del supereroe, quasi del tutto ignorante in materia. Cionostante la ricostruzione e degli ambienti e delle luci e delle conseguenti atmosfere riesce a risucchiare chi guarda nel mondo fumettistico con apparente facilità; riuscire a farlo anche con persone che a stento lo conoscono è sintomo di riuscita senza se e senza ma. Il prodotto è valido in sé, non semplicemente come riduzione televisiva, è tecnicamente valido, gestito molto bene, accattivante, mai noioso e restìo a lasciarti tornare alla realtà. Come ogni prodotto dovrebbe fare, del resto.
Ad avere un ruolo chiave, in tutto ciò, forse ad esserne addirittura la colonna portante, è il compromesso gestito in maniera solida e sicura tra l'animo fantastico insito nel genere e il realismo come lo conosciamo. A venirne fuori è un intreccio adulto, maturo, un thriller dalle tinte noir di tutto rispetto; non appare niente affatto posticcio, l'immagine è vera, e pur essendo il tutto immerso nell'ovvia dimensione di gente con poteri e cattivi cattivissimi, al termine si ha la sensazione che Jessica Jones, Luke Cage (già presente qui, seppur in maniera secondaria) e Killgrave possano essere persone che abitano il tuo stesso condominio.
A capo della riuscita del prodotto è la showrunner della serie, Melissa Rosenberg, nome che avrebbe fatto in teoria presagire il peggio, dato che i titoli ai quali aveva lavorato fino ad ora erano stati The O.C., Dexter e Twilight. A quanto pare, invece, con della libertà in più - lei stessa ha dichiarato che questa è stata professionalmente "l'esperienza più liberatoria che abbia mai vissuto" - ha tirato fuori le sue reali capacità e, fortunatamente per noi, ha tirato fuori pure questo "Marvel's Jessica Jones".
A tenere in piedi la serie sono, inoltre, le intepretazioni, di tutti (forse un po' meno proprio quella dell'attore che interpreta Luke Cage, che sarà quindi protagonista nella prossima serie Marvel/Netflix), ma soprattutto di una Krysten Ritter che praticamente si cuce addosso il personaggio e di un David Tennant che passa da quella macchietta di Doctor Who ad un cattivo, sì ironico a suo modo, ma cattivo sul serio, rendendolo, oltreché credibile, assai carismatico.
E niente, insomma. La Netflix continua a spaccare culi così, a gradire. E noi appezziamo tanto. Oltretutto questa storia di pubblicare in rete tutta la stagione in un sol colpo continua a farmi piangere dalla gioia.